Sarah è una
bambina ebrea parigina che, il 15 luglio 1942, diviene vittima con la sua
famiglia del rastrellamento avvenuto per mano dei francesi.
Julia è una
giornalista dei nostri anni che si sta per trasferire in un nuovo appartamento
e deve scrivere un articolo per la memoria, facendo ricerche sul rastrellamento
ed il Velodromo d’Inverno, luogo dove gli ebrei vennero rinchiusi il 15 ed il
16 luglio 1942 in pessime condizioni, prima di venire deportati.
Sarah chiuse
il fratellino più piccolo nell’armadio perché non venisse trovato,
promettendogli che sarebbe tornata presto.
Julia scopre
che l’appartamento dove sta per andare ad abitare è quello dove vivevano gli
Starzynski, la famiglia di Sarah.
E così, tra
presente e passato, viene svelata la storia di Sarah che, nel bene e nel male,
s’intreccia con la vita di Julia.
Film tratto
dall'omonimo romanzo di Tatiana de Rosnay, è l’ultimo
film uscito che tratta della persecuzione ebraica durante la seconda guerra
mondiale. Non saprei perché il titolo è
stato tradotto con “Sara”, dato che sarebbe più corretto “Sarah”, essendo
questo il nome originale della bimba.
Ne ho visti
tanti, di film sulla Shoah e sulle barbarie avvenute durante la Seconda Guerra
Mondiale. Ed ognuno di essi mi lascia qualcosa, mi scava dentro.
Forse poiché
è l’ultimo che ho visto, oltre che l’ultimo uscito, ma questo film mi è
veramente piaciuto e lo trovo tra i più belli sull’argomento. Posso assicurarvi
che almeno in un punto anche coloro con il cuore più duro potrebbero non riuscire
a trattenere la lacrimuccia, come visto di persona in sala.
È in qualche
modo un punto di vista diverso sulla vicenda: gli occhi di una bambina travolta
dagli eventi, che non capisce cosa succede, ossessionata unicamente dall’idea
di dover tornare al più presto dal fratello; e gli occhi di una giornalista
sensibile, con il senno di poi, profondamente turbata dagli avvenimenti ed
incredula che tutto ciò possa essere accaduto. E a dispetto del periodo in cui
si concentra la maggior parte della trama, la tragedia della deportazione
sembra quasi solo uno sfondo rispetto agli eventi della pellicola, uno sfondo
disturbante e persistente, che comunque non nega né la violenza né, in qualche
modo, la gentilezza.
Un intreccio
ben riuscito che lascia poco da dire, ma molto da vedere. Un film non molto
lungo, tra l’altro, che non si fa mai sentire pesante.
Lo consiglio
a tutti, soprattutto in questi giorni dove la Memoria è più viva.
Perché come
ho sentito dire in tv: “la Giornata della Memoria non va sacralizzata,
altrimenti perde di significato. Va ricordata e narrata”.
Il libro non
l’ho letto, fino a quando non ho visto il film non sapevo ci fosse. Qualcun
altro di voi ha qualcosa da aggiungere sul film o proprio sul libro?
Metto un link nel mio post per la giornata della memoria... mi era sfuggito questo!
RispondiEliminaOh, grazie! Mi sento lusingata.
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