Nina,
giovane danzatrice di New York, è di fronte alla possibilità della sua vita:
essere la prima ballerina, la regina dei cigni, nello spettacolo “Il lago dei
cigni”. E’ una parte che vorrebbero tutte e lei è perfetta per il ruolo del
cigno bianco, la povera fanciulla vittima dell’incantesimo che la trasforma. Ma
in lei sembra mancare il cigno nero, la gemella cattiva del cigno bianco, la
sua metamorfosi, indispensabile per lo svolgersi della vicenda. Nina è
controllata e pura come deve essere per il cigno bianco, senza però sapersi
abbandonare alle emozioni come dovrebbe essere per la sua controparte. Ma per
ottenere il ruolo è necessario che si rivelino entrambi in lei e nel suo modo
di ballare. Ed infatti ambedue vi sono, ma quello nero è nascosto: deve
imparare quindi a percepire il male che lo domina e saperlo estrarre, per
renderne una rappresentazione ideale, per essere realmente perfetta.
Per la
protagonista tutto ciò non è semplice: aveva sempre ricercato la perfezione
nell’autocontrollo e in una rigida disciplina. Ma il suo maestro di danza,
Thomas Leroy, le fa notare che l’essere perfetta non è solo il sapersi
controllare. Infatti le dirà “la perfezione non è solo un problema di
controllo,è necessario metterci il cuore”. Da quel preciso istante, comincerà
per lei un’incredibile, quanto angosciante, viaggio all’inseguimento delle sensazioni
che ha sempre represso.
Questa
ricerca porterà Nina in una lotta personale, psicologica, che la destabilizzerà
fino ad avere delle allucinazioni, nelle quali avranno un ruolo fondamentale il
suo maestro e un’altra ragazza, Lily, colei che sarebbe perfetta per
interpretare il cigno nero e che diventa la principale rivale di Nina. Un duro
cammino che la porterà a un cambiamento radicale, in una strana atmosfera quasi
horror, amplificata dalla tensione.
Tutto ciò
porta ad una pellicola sensuale, con un chiaro sfondo erotico, l’espressione
massima del proprio abbandono alle proprie passioni, un nitido esempio di
vitalità, che sarà la chiave che guida Nina a scoprire il proprio cigno nero. Quest’ultimo,
per l’appunto, deve saper stregare e sedurre.
E’ così che
il regista, Darren Aronofsky , attraverso il faticoso mondo del balletto, già
spesso usato come allegoria della vita attraverso la sua durezza, l’ambizione, le
paure, i successi e le sfide, ci propone anche una visione interiore, allegoria
del bene e del male dentro ognuno di noi, seguendo in parallelo uno dei più
famosi balletti. Mostra la mutazione che può avvenire (in questo caso, che
dovrebber avvenire)in una persona e mostra anche l’ossessione di cui si può
cader vittime. E lo fa con la fluidità e la laboriosità proprie della danza, usando
la stessa arte cinematografica come allegoria del ballo. Questo crea una storia
che in alcuni tratti può essere forse un po’ difficoltosa da seguire, come alla
fine lo è farlo con i cambiamenti del nostro animo ed i confusi pensieri che ne
derivano, ma in realtà è una lotta che potrebbe capitare a ciascuno quando meno
se lo aspetta. La serietà e la profondità di questo passaggio pervade l’intera
vicenda, rischiando di turbare gli spettatori più sensibili.
L’abilità di
Aronofsky è indubbia con il suo essere capace di far sentire come vivi e nostri
i problemi di Nina, lavoro facilitato da un’incredibile Natalie Portman (che si
è dedicata per sei mesi alla danza, circa cinque ore al giorno, prima delle
riprese del film) che farà sentire un po’ tutti come la protagonista, riuscendo
a recitare magistralmente una situazione interiore tanto delicata di una
ragazza impaurita, ferma all’adolescenza ed intrappolata tra i suoi stessi
incubi e sogni che comincia a scoprire il lato oscuro di sé stessa.
Il film a mio parere ci lascia molto su cui riflettere per
quanto riguarda noi stessi: siamo il cigno bianco o quello nero? Ma
soprattutto, in noi c’è il loro giusto equilibrio?
Lo sconsiglio alle persone delicate o facilmente impressionabili. Incoraggio invece chi non ha paura della psicologia e dei thriller. ;)
Nessun commento:
Posta un commento