venerdì 16 gennaio 2015

L'autore nel suo scritto

Solitamente si dà per assodato e scontato che l'autore compaia o traspaia in ciò che egli scrive. Anzi, i consigli più diffusi che vengono dati sono "non creare personaggi simili a te" e "non inserirti nella tua storia".
Ma, personalmente, io ho tutt'altra esperienza e quindi un diverso punto di vista.



SUL SERIO C'É?
Per quel che mi riguarda, quando scrivo (racconti) non mi metto  nei miei personaggi, a meno che non sia mio esplicito desiderio. Questo, inoltre, mi capita anche con la poesia: solo quando è mia chiara intenzione sono io dentro alla mia composizione. Per la maggior parte del tempo, nonostante io usi spesso la prima persona, penso ad altri o altro, mi baso su di loro, scrivo "la prima cosa che mi capita per la testa", eccetera. Poche volte sono io dentro al mirino.

Se con "presenza dell'autore", invece, si parla unicamente della presenza del suo modo di pensare, allora è già molto più probabile... come necessario per la maggior parte del tempo, d'altro canto. Sempre poi ammesso che non si voglia cimentarsi nel parlare di idee opposte o non coincidenti alle proprie. Cosa che, almeno io, ho intenzione di fare presto... e che approfondirò più sotto.

Ma anche accettando il secondo punto, trovo sia non totalmente veritiero: altrimenti implicherebbe che leggendo ciò che scrive si potrebbe conoscere (interiormente) uno scrittore. A volte è possibile, ma per lo più saranno solo pochi e principali aspetti. Basti poi pensare alle svariate interpretazioni che si possono dare allo stesso passaggio letterario: sono tutti certi che sia esemplificativo dell'autore eppure non c'è un grande accordo su cosa volesse dire (vi basta aprire un paio di volumi di letteratura scolastica per capire di che cosa parlo). Quindi c'è ma è così enigmatico o, semplicemente, ha parlato con maestria di qualcosa dalle varie interpretazioni senza immettersi in prima persona?

SFRUTTARSI
Secondo me, dire che l'autore è presente, e ancora più che è sempre presente, è un errore. Qualcosa di suo logicamente ci sarà, ma si parla di stile, si parla di modi di esprimersi: non (sempre) di contenuto o personalità.
In ogni caso, ritengo che anche consigliare di "non usarsi" non sia corretto. Generalmente questo viene fatto poiché ci si lascia troppo coinvolgere e l'idea comune è quella di non riuscire più a distinguere il personaggio da sé o di non riuscire più a sganciarsi dalla storia. Credo che possa capitare, ma suppongo la maturità di un autore stia proprio in questo: saper entrare e uscire dalla storia, non esserci sempre ma nemmeno non esserci mai, discernendo ogni volta.
Dopotutto si dice che i romanzi migliori siano quelli dove si trova la vita vera, no? E cosa c'è per un autore di più vero della propria stessa esistenza?

ISPIRARSI AGLI ALTRI
Quando scrivo, penso per la maggior parte del tempo agli altri: cosa provano loro, cosa mi raccontano, cosa farebbero, direbbero, che cosa gli piace, eccetera.
C'è bisogno di una grande capacità di immedesimazione ed una vasta empatia per fare un lavoro fatto bene su questo fronte (n.b. non sto dicendo siano mie doti), ma credo sia la maggiore fonte d'ispirazione e quello che può portare a migliori risultati. Proprio per il fatto che non si parla di sé, ma nemmeno si parla per filo e per segno di un altro, si può arrivare a creare un personaggio nuovo e di spessore, a vicende con diverse conclusioni, a spunti per reazioni differenti in seguito alla medesima spinta iniziale e via dicendo.
Ognuno di noi ha molteplici e a volte opposte parti di carattere dentro di sé, che quindi gli possono offrire una varietà di idee e di caratteri complessi, ma pensare all'eterogeneità presente in personaggi e storie dei grandi autori (italiani, stranieri, passati e moderni) mi sembra chiaro che il punto di partenza non può essere solo uno, cioè sé stessi, ma necessariamente è arricchito con "altro". O altri.
Proprio per questo penso che sia più naturale ispirarsi a qualcuno di diverso da noi e, in ogni caso, molto più proficuo. Specialmente se si vogliono intraprendere temi che ci stanno molto a cuore: questo sì, implica un inserirsi di peso nella storia, ma ogni buon argomentazione ha bisogno di tesi e antitesi. Cosa raramente ambipresente in una persona singola...

CONCLUSIONE
Non escludo che l'autore possa divertirsi a inserirsi nelle storie. Ammetto con semplicità il fatto che talvolta ci si può finire dentro senza nemmeno rendersene conto e, ovviamente, è una scelta totalmente personale se mantenervisi, mettersi apposta o evitare accuratamente di apparire.
Non si può dire se vi sia un giusto o un sbagliato in tutto ciò, perché sarà per lo più il risultato di come si sarà sfruttata la cosa e la propria (di sé stessi) conoscenza e consapevolezza. Ma di questo magari vi parlerò in un post futuro.
L'unica conclusione che mi sento di dirvi è che, come annunciavo nel preambolo, la mia esperienza diretta (e la mia interpretazione da lettrice) mi porta a dire che l'autore non è poi così al centro dell'attenzione come si tende a metterlo. Penso infatti che il bello sia anche questo: creare mistero e curiosità in chi legge, e fare giocare anche loro alla scoperta di sì, qualche pensiero proprio, ma mescolato a molto altro che non riguarda direttamente. Per cui c'è bisogno di mettersi solo un pizzico e solo ogni tanto.

Per voi invece, come funziona? Scrivete e vi gettate tra i vostri personaggi? O guai a farlo?

11 commenti:

  1. Io sto lavorando su due fronti diversi.
    Il romanzo principale appartiene al filone autobiografico, lo stesso cioè di alcuni dei miei scrittori preferiti (Proust e Henry Miller in testa) e ovviamente lì il protagonista indiscusso sono io.
    Poi c'è la blog novel, dove uso un misto di esperienze e pensieri miei ed esperienze e pensieri di altri per creare personaggi diversi da me.
    Secondo me, non esistono regole da seguire. E se esistono, non mi interessa seguirle...

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    1. Ciao Ivano! Che piacere rivederti.
      In effetti hai perfettamente ragione, regole non esistono! E mi piace il tuo non interesse nel caso esistessero: questo sicuramente dà ai tuoi lavori una nota indipendente e originale. :) Buona fortuna per entrambi i fronti!

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    2. Grazie Maria! Altrettanta buona fortuna a te per i tuoi progetti :)

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    3. Scopro il tuo blog oggi. Ciao! L'autore può apparire, non apparire o apparire solo con lo stile. In due parole, questo è quello che penso io. Stavo giusto progettando un post su simili temi... Magari lo scrivo presto. Bell'articolo! Un parere interessante!

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    4. Ciao Lucia, ben arrivata! Felice di conoscerti e penso farò presto un salto da te. :)
      Lasciare spazio a tutte le possibilità è la cosa più certa, dopotutto ognuno è diverso. Spero di leggere il tuo futuro post. :) Grazie del commento!

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  2. Anni fa ho conosciuto uno scrittore che sosteneva che nella scrittura si vede ciò che siamo veramente. Fosse davvero così, Stephen King sarebbe da rinchiudere immediatamente.
    Io sono dell'idea che generalizzare sia sciocco. Ognuno ha un approccio diverso. E' naturale che ogni scrittore metta un po' di se stesso in ciò che scrive, esattamente come il modo di parlare e porsi riflette la propria personalità, ma ognuno la fa a suo modo: c'è che mette le proprie emozioni, chi le proprie convinzioni e chi si limita a raccontare una storia, recitando la parte del narratore.

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    1. La parte su Stephen King mi ha fatto morire, ahahah!
      Comunque penso il mio post abbia preso una piega un po' diversa da quella che volevo. Limitarsi a fare una riflessione è diventato un tentativo di non so nemmeno bene io cosa, forse volevo solo sfatare un mito ma penso di essere finita sul contrario. Ah!
      In ogni caso mi trovi d'accordo. :)

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    2. Se uno ha letto tanto King come me, sa cosa intendo. :)
      Diciamo che i migliori post sono quelli che avviano ulteriori discussioni che non riguardano strettamente ciò che si è scritto, ma che sono una discussione più ampia che prende l'avvio dal post.
      Ecco perchè molti miei post sono un po' chiusi in se stessi: limitarsi a dare informazioni non da lo spunto per discussioni,
      Questo per dirti che questo è uno dei migliori post che ho letto sul tuo blog (devo anche dirti che l'avevo letto qualche giorno fa, solo ieri ho commentato).

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    3. Oh! Grazie mille, lo trovo veramente un bel complimento. Spero allora piaceranno anche i futuri post che ho in mente... E tu non demordere. :)

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  3. Un tempo avevo scritto un post sull'autore implicito, mi pare. Io credo che ci sia sempre un pezzo di noi in ciò che scriviamo. Bel post.

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