sabato 27 settembre 2014

Poesia visiva: componimento arzigogolato





Questo post partecipa all’iniziativa Una parola al mese. La parola di settembre 2014 è arzigogolato (al link maggiori informazioni).







Immancabile, ecco il post del mese. Anche questa volta consisterà in una poesia, ma assai diversa dal solito: una poesia visiva!
Non saprei quanti di voi le conoscano. Io la scoprii ancora anni fa, grazie a mio cugino Armando Bertollo (al link biografia e altre informazioni).
Ho sempre pensato che fosse una composizione futuristica, intricata, elaborata, ricercata... insomma, arzigogolata e molto bella! Perché, a differenza di una poesia "comune", essa è metricamente libera, ma "vincolata" alla disposizione grafica sul foglio. Disposizione che dovrebbe rendere un'ulteriore idea di ciò che viene scritto, evidenziare le parole chiave e via dicendo.
[Commento banale: se non vi fosse chiaro cosa intendo, pensate ai libri di Geronimo Stilton... ma elevateli]
Giusto per concludere, vi caricherò una mia prova in formato immagine (non potrei mai tracciarla direttamente sul blog e non sono in grado con la grafica)... Augurandomi di aver centrato il segno e di non far accapponare la pelle a chi se ne intende di più.



martedì 16 settembre 2014

Lieto fine: da evitare?

Spesso ho sentito dire che il "lieto fine" è banale e scontato. Sempre più spesso, noto gente che predica di evitarlo o che comunque predilige sempre o quasi sempre il suo contrario. Ma siamo sicuri che sia giusto così?

LIETO FINE
Che cos'è il lieto fine?
Quando una storia giunge a una conclusione positiva, allegra e che trasmette, per lo più, speranza e sorrisi. Dal semplice risveglio del protagonista dopo l'ultima battaglia in un mondo finalmente in pace al suo fidanzarsi con la donna che fa per lui.
A me piacciono moltissimo questi finali, ma conosco sempre meno persone che la pensano così.

Le accuse che più frequentemente gli ho sentito rivolgere, e che accennavo in apertura, sono state:
- sono banali
- sono irreali
- sono forzati
- fanno scadere il racconto
- sono troppi

E qui mi fermo. Logicamente per alcuni può essere più che vero, senza dimenticare che i gusti sono soggettivi. Ma forse il problema non è il lieto fine in sé...

L'ALTRA FACCIA, IL BAD ENDING
Bisogna considerare che se si vuole escludere il lieto fine (e fingere che non esistano i finali aperti, i quali potrebbero meritare un post tutto da soli) si giunge forzatamente al loro antipodo: il bad ending.
A dispetto di quello che dice il nome, non è necessariamente una cosa "negativa", nel senso proprio del termine. Può limitarsi a un finale triste, senza tragicità, o ad uno che si percepisce non essere il migliore né il più felice.
Sinceramente, spesso trovo "inutili" i bad ending (parere puramente personale). E sono una deliziosa arma a doppio taglio: sono molto più vari dei loro opposti e se fatti bene vengono amati nonostante tutto, ma se non "funzionano" rovinano per intero il ricordo della storia precedente, particolarmente se era un racconto con una certa pesantezza.
Inoltre, ve lo immaginate un mondo con solo trame che finiscono male?

INNOVARE GLI ELEMENTI
Penso che, come spesso nella scrittura, la soluzione sia chiara: piuttosto che evitare una cosa, questa va riportata allo splendore degli albori o, meglio ancora, innovata. Sapendo scrivere, anche se dovrebbe essere sottinteso.
Come innovare un lieto fine? Bella domanda. Ma nelle arti non esiste la ricetta magica, per cui ognuno dovrebbe trovare la propria strategia e non farla diventare banale. Se ci pensiamo bene ci sono mille modi per far finire positivamente una storia, senza necessariamente scadere nei soliti cliché o riuscendo a variare quell'elemento che rende più apprezzabile un finale altrimenti usuale (spesso mi viene da pensare al finale del primo Dragon Trainer o a quello di Frozen). Ovviamente noi ora siamo abituati al trita-ritrita "commerciale" o adolescenziale: questo però non vuol dire che un lieto fine generico sia da scartare per principio. Come d'altro canto non possiamo nemmeno "lasciare andare" la storia a poche pagine dalla fine perché "tanto finisce bene".

CONCLUSIONE 
Questa è, per lo più, la solita battaglia tra commedia e tragedia. I generi sono non poco influenti: un horror "come si deve" difficilmente avrà un lieto fine, mentre d'altro canto un racconto per bambini non terminerà con un bad ending.
Credo sia sciocco dire che uno dei due vada evitato: certo che quando parte la "moda" di uno o dell'altro il peso si sente assai. E be'... a volte bisogna comunque ricordarsi che le storie e i racconti non sono verità universali, ma scorci di possibilità: quindi se anche tutti si aspettano pessimisticamente un finale "cattivo"... non è poi da schivare o screditare quello "buono".

E voi, cosa ne pensate? Quale preferite? Come finiscono di solito e cose che voi scrivete?