venerdì 20 dicembre 2013

Vellicare




Questo post partecipa all’iniziativa Una parola al mese. La parola di dicembre 2013 è vellicare (al link maggiori informazioni).






Vellica la fantasia
quel che in cuor mi giace,
vellica l'immaginata avventura
la sopita anima che porto,
vellica la parola
i pensier che nascondo.

Questo mi riporta alla vita,
questo vellicare mi mantiene,
questo mi ricorda chi sono.

Ma talvolta un solleticare
non è sufficiente,
talvolta neppure una spinta
ti rimette in gioco.

mercoledì 11 dicembre 2013

Guest post: Psicologia e Letteratura - Marco Lazzara

Signori e signore, perdonate il mio assenteismo degli ultimi mesi. In ogni caso, oggi sono qui per mettervi questo post che Marco Lazzara (al link la sua pagina G+) mi ha gentilmente concesso! Ecco a voi una sua biografia...e poi, buona lettura! 

Marco Lazzara è nato a Moncalieri, in provincia di Torino, il 24 giugno 1984,
giorno di San Giovanni Battista, ma anche Notte delle Streghe.
Dopo essersi laureato in Chimica, ha intrapreso la carriera di insegnante,
cercando di inculcare nei ragazzi a cui insegna la conoscenza di atomi, molecole e reazioni.
Contemporaneamente si è messo a scrivere racconti di genere fantascientifico, horror e noir.
Ha pubblicato su diverse antologie ed è appena uscito il suo primo libro di racconti,
"Incubi e Meraviglie", edito presso GDS Edizioni.
Psicologia e Letteratura

Fin dalle origini la letteratura è stata pervasa dalla psicologia. Si potrebbe persino sostenere che in realtà sia il camuffamento di una sottile analisi sociologica, o addirittura di una sorta di psicoterapia, basti pensare alla funzione catartica della tragedia greca: gli spettatori assistevano alla rappresentazione e si immedesimavano nei personaggi al punto di ricevere un senso di purificazione e di sollievo mentale. Un punto cruciale lo si è avuto verso la fine del XIX secolo, quando assieme alla nascita della psicologia e delle teorie di Sigmund Freud, nacque il romanzo psicologico, attraverso cui diversi autori hanno compiuto una seria riflessione autoanalitica.

Pirandello e le Centomila Maschere

La produzione letteraria e teatrale di Luigi Pirandello è pervasa da una serie di interrogativi. Chi siamo noi? Chi siamo davvero noi? Cosa mostriamo di noi al mondo? È proprio la verità ciò che mostriamo di noi al mondo? Oppure è solo una maschera? E perché indossiamo questa maschera? O forse ci viene imposto di indossarla? E perché? Questi sono gli spunti di partenza delle sue opere.
In Uno Nessuno Centomila il protagonista si rende conto che ogni persona ci vede in maniera differente rispetto all’immagine che abbiamo di noi stessi, al punto di essere centomila perone diverse a seconda di chi ci guarda, e questo finisce col fargli persino perdere la sua stessa identità. 
Ne Il Treno Ha Fischiato il protagonista è sovrastato dal mondo, dalla famiglia, dal lavoro, dalla società. Un giorno gli sembra di udire il fischio di un treno, ma che in effetti non è reale, perché le eccessive pressioni a cui è sottoposto l‘hanno fatto impazzire. In realtà quello è il treno della fantasia, a cui egli si aggrappa disperatamente per poter fuggire dall’oppressione della società.
Ne La Carriola uno stimato avvocato ha un conturbante segreto: una volta solo nel proprio studio, afferra la cagnetta per le zampe posteriori e la fa camminare a mo’ di carriola. Eppure questo gesto così stupido e infantile, ma così drammaticamente folle, è l’unico momento nella sua vita nel quale può esprimere il vero se stesso, dopo essersi finalmente tolto la maschera che è costretto a portare per rapportarsi col mondo. Al termine di questa azione spiazzante, la lo cagnetta fissa con sguardo frastornato, a rappresentare lo sguardo smarrito della società nei confronti di chi non riesce a uniformarsi ai suoi dettami sociali.

Luci e Ombre

La Scapigliatura è una corrente letteraria tra il Romanticismo e il Decadentismo, periodo in cui nel pubblico emergeva una doppiezza: da una parte la rispettabilità dell’esteriorità, il culto della forma e del benpensante senso comune, ma dall’altra il gusto dell’infrazione, del peccato, del morboso.
Fosca, romanzo di Igino Ugo Tarchetti, racconta di un giovane fidanzato con una ragazza dolce e bella, ma che un giorno conosce Fosca, una donna brutta e per giunta malata, e ne resta affascinato, cominciando a provare per lei una torbida passione. Nel romanzo c’è un sottile lavorio psicologico nell’analisi dello stato morboso che misteriosamente si trasmette alla psiche del protagonista.
Ne Lo Strano Caso del Dottor Jekyll e del Signor Hyde di Robert Louis Stevenson è presente il dualismo bene/male, concretizzato nella contrapposizione tra Jekyll e Hyde, metafora delle doppiezze e ambiguità presenti in ognuno di noi. Ma attenzione: Stevenson crea un’opera più sottile di quanto si creda. Jekyll, infatti, non è puramente buono: come tutti gli esseri umani ha difetti e piccole malignità, e sono queste che diventeranno Hyde, che nella realtà è quella parte della nostra mente dove risiedono i nostri lati più oscuri.
Psicologia Criminale

“Non ci si può occupare del crimine senza tener conto della psicologia. Non è tanto il delitto in se stesso che interessa, quanto ciò che si nasconde dietro.” (Hercule Poirot, in Se Morisse Mio Marito di Agatha Christie)
Nel romanzo di James Ballard Un Gioco da Bambini un idilliaco villaggio inglese è teatro di una spaventosa tragedia: tutti gli adulti sono stati brutalmente assassinati, mentre i bambini e gli adolescenti sono scomparsi, probabilmente rapiti dagli assassini. L’inquietante soluzione del mistero è che gli autori del massacro sono gli stessi bambini, che hanno concepito un piano di una fredda e spaventosa lucidità per eliminare gli adulti. L’uomo incaricato di fare luce sulla vicenda si chiede quali possano essere state le motivazioni psicologiche che li abbiano spinti a un tale gesto; nella sua analisi si rende conto che volevano fuggire da quel mondo così perfetto che era stato costruito su misura per loro, e che giorno dopo giorno li soffocava e ne appiattiva la personalità.

La Psicologia di Massa nella Fantascienza

Rod Serling è il creatore della serie televisiva Ai Confini della Realtà. Attento osservatore della società americana degli anni Sessanta, Serling è autore sia di racconti di malinconica delicatezza, che di cinica ironia, ma con notevoli spunti di riflessione sociologica.
In Mostri a Maple Street gli abitanti di una cittadina assistono a una serie di misteriosi fenomeni: gli elettrodomestici, le macchine e tutto il resto smettono di funzionare. Un ragazzino lancia l’idea che sia l’inizio di un’invasione aliena e che tra loro ci siano spie provenienti da un altro mondo. Tutti ne ridono, ma con un po’ di nervosismo. A un certo punto la macchina di uno inizia a funzionare da sola e tutti cominciano a guardarlo con sospetto, mentre la tensione sale. Preso dal panico, uno degli abitanti spara a uno dei vicini. Poi le luci nella sua casa si riaccendono da sole. Tutti ora sospettano di lui, che per salvarsi accusa il bambino di prima, e poi sospettano di un altro, e di un altro ancora... ed è il caos. In realtà si tratta davvero di un’invasione di un altro pianeta: gli alieni sfruttano il panico per creare disordini e rendere più facile la conquista della Terra.
Serling è bravissimo nel ricostruire la psicologia di quel mostro che chiamiamo folla: le paure segrete che albergano dentro ognuno di noi e che non vengono alla luce se non nei momenti di panico, la “caccia al mostro” (o meglio al diverso), la nostra capacità di puntare il dito verso chiunque pur di poter salvare noi stessi. 
Il Rifugio racconta di una famiglia americana che nell’ironia del vicinato ha costruito un piccolo rifugio antiatomico. Quando la radio lancia l’allarme di un possibile attacco, l’intero quartiere va nel panico. La famiglia si nasconde nel rifugio, rimanendo sorda alle invocazioni di aiuto dei vicini. Gli altri pretendono di entrare e sfondano la porta per mettersi in salvo. Alla fine si è trattato di un falso allarme, ma è troppo tardi: cedendo alla paura, ognuno ha dato il peggio di sé. Serling è bravissimo nel costruire la psicologia di ogni personaggio, nel mostrare che pur di sopravvivere ognuno di noi è capace di calpestare gli altri. Il racconto risale al 1961, nella fase più calda della Guerra Fredda, all’epoca definita anche “guerra psicologica”.

Ringrazio voi per l’attenzione e Maria per avermi ospitato sul suo blog. 


Io invece ringrazio Marco per essere passato e il suo bellissimo post, che mi ha fatto scoprire nuovi punti di vista di due argomenti che mi piacciono veramente tanto!