sabato 31 agosto 2013

Antica lettera




Questo post partecipa all’iniziativa Una parola al mese. La parola di agosto 2013 è imperocché (al link maggiori informazioni).






 La parola di questo mese è talmente ostica, che mi costringe a fare un pesante esperimento! Questa volta non è un sostantivo o un verbo, bensì una congiunzione. E siccome stonerebbe, a parer mio, nel comune linguaggio... Provo a salvarla con uno scritto inventato un po' particolare. Una lettera, forse antica... liberamente ispirata da qualcuno di molto famoso. :D Sperando di non rendere il tutto soltanto ridicolo.


Vecchio mio,
i tempi sono ancor tenebrosi. Attendiamo forse la disfatta, ma non è tremore che alberga nel mio cuore. C'è ancora speranza, vecchio mio, grazie a tuo nipote. Ti chiedo venia, se non entro nei dettagli: ma troppe novelle sarebbero dannose, sia per il tuo anziano animo sia se l'Oscuro Signore scoprisse queste mie parole.
Non crucciarti: se anche il peggio dovesse avvenire, ho certezza che ancor la nostra terra sarà salvata. Egli ci osserva, ma ancora cose sfuggono a lui. Questa battaglia sarà la più grande, forse l'ultima. Mi auguro darà il giusto tempo per resistere fino alla nostra finale vittoria. Imperocché  altro non mi è concesso aggiungere e non ti voglio illudere, vecchio mio, concediti di poter stare sereno dagli elfi. Se fosse necessario, seguili. Non saprei se altri luoghi ancor siano sani, forse neppur l'amata Contea.
Auspicando di non averti turbato, spero invece d'aver potuto rispondere con la maggior esaustività concessami dagli eventi. Se il destino vorrà, e queste bianche torri resisteranno al crollo, ci rincontreremo presto e ancor fumeremo della buona erbapipa.

Gandalf

venerdì 30 agosto 2013

La volpe e l'uva - "Non ci si può fidare di nessuno"




Frase spesso legata a quella precedentemente vista, sei come tutti gli altri, è quella di cui vi voglio parlare oggi: non ci si può fidare di nessuno.
Questa volta, però, la riflessione è molto più semplice, essendoci un'unica parola chiave: fiducia.*

*Sono ovviamente pareri personali. Non ho intenzione di offendere nessuno. Se non siete d'accordo, mi farà piacere il vostro punto di vista nei commenti. Pace e bene a tutti!

FIDUCIA
Sulla fiducia si potrebbe parlare per ore e giorni. Suppongo sia una delle cose più difficili da guadagnare e dare, ma ancora di più da mantenere sia per chi la riceve, sia per chi la dà!
Pensateci: se io arrivo a meritare fiducia, poi devo riuscire a non perderla... Ma se io decido di dare fiducia ad una persona, potrei cominciare a fidarmi meno senza che l'altro, poverino, ne sia il vero responsabile. Se non vi fosse mai capitato, vi faccio un esempio diffuso: il/la vostro lui/lei è una persona fedele, siete assieme da tanto e vi ama, lo sapete... però è una persona espansiva e più volte avete visto qualcuno provarci con lui/lei. Non ditemi che la vostra fiducia non ha vacillato nemmeno una volta! [Se non ha vacillato, vi faccio i miei complimenti di cuore]
Insomma, parlare di fiducia è come parlare di tutto e niente, come se non ci fosse... Ma invece c'è ed è così semplice sapere quando la proviamo, quando no, quando gli altri la provano per noi, eccetera, che ne soffriamo eccome. Proprio per questo finiamo con il diventare ancora più diffidenti: il dolore è la prima cosa da cui tentiamo di scappare, togliendo la fiducia anche a chi mai ci ha tradito.
Ed è proprio qui che, per difendersi, le persona solitamente vanno per il detto "chi fa da sé, fa per tre" (che ci terrei a specificare che non è un detto antifiducia! Semplicemente, se uno vuole una cosa, se la deve fare e non aspettarsela dagli altri. Ma per ragioni per diverse dalla fiducia, per l'appunto) e arrivano alla conclusione sopracitata "non ci si può fidare di nessuno".
Forse l'unica domanda a cui bisognerebbe rispondere è "cosa s'intende per fiducia?". Ma non esiste una risposta univoca. Talvolta, neppure con la propria risposta ideale innanzi agli occhi ci si riesce a fidarsi. Però bisogna, innanzi tutto, ricordare una cosa che già dissi nell'altro post: nessuno è perfetto, tutti prima o poi sbagliano e sono proprio le persone più vicine a noi che, senza volerlo, ci feriscono di più, fossero pure piccolezze!
Come si può vedere, questo è un cane che si morde la coda, sto soltando sollevando questioni senza offrire soluzioni. Ma il vero punto della faccia è un altro: se nessuno merita fiducia, allora escludiamo noi stessi dall'essere degni di fiducia. Ci avevate mai fatto caso?
E' facile dire che sono gli altri di cui non ci si può fidare, dal nostro punto di vista. Ma appena un passo più in là, gli altri siamo noi. Sinceramente, forse è una delle poche cose dove pecco grandemente d'orgoglio, ma io sostengo di essere una persona assai degna di fiducia. E sono poche le persone che sostengono di non essere a loro volta degne (la cosa bizzarra è che buona parte di queste persone sono solo con un'autostima molto bassa e una vena vittimistica, quindi in verità la fiducia se la sanno guadagnare e mantenere).
Sicché, mi sembra un atteggiamento un po' ipocrita... Involontario, ovviamente. Ma molto soggettivo ed irrealistico.


CONCLUSIONI 
Se la riflessione non fosse chiara, la ripeto: nel momento in cui sosteniamo che nessuno merita fiducia, escludiamo pure noi stessi. Eppure, buona parte di noi se ne ritiene invece meritevole: quindi perché diffidare degli altri quando non vorremmo che loro lo facessero di noi? E vi scongiuro, non rispondetemi con "perché io sono diverso dagli altri", altrimenti vi siete persi la puntata precedente. :D
Ribadisco che la fiducia è abbastanza relativa da persona a persona, dipendente anche dal carattere. Ma con uno piccolo sforzo, si può sempre provare a darne un po': esistono gradi e gradi di fiducia, mica bisogna arrivare subito alla fiducia cieca! E parlo di poche persone, mica di tutte (è innegabile che alcune di esse non la meritino assolutamente).
Anche perché... se non ci si fida mai, per niente, di nessuno, è impossibile vivere bene, sia con sé sia con gli altri. Perché, per quanto a certi piaccia negarlo, in alcuni momenti non possiamo fare a meno degli altri: ci è indispensabile almeno una persona di fiducia.
Facciamo meno le volpi, che vanno in giro a dire agli altri "fidatevi di me, quell'uva era ancora acerba", e invece proviamo a pensare a un nuovo modo per dare fiducia alle persone a noi più vicine... Vedrete che al grappolo ci arriveremo in breve.

HELP!

Le abilità di Blogger mi sorprendono.
Un post erroneamente pubblicato precoce e ora finalmente concluso e pubblicato sul serio è comparso alla data della prima erronea pubblicazione (31 luglio) anziché oggi. Qualcuno sa dirmi come fare per rimediare?
Intanto vi lascio il link qui: http://maria-todesco-marytod.blogspot.it/2013/07/la-volpe-e-luva-non-ci-si-puo-fidare-di.html

Maria

mercoledì 21 agosto 2013

I cliché dei cattivi

Non è né una classifica universale né un post derivato da accurate ricerche... Ma ho pensato di parlarvi, possibilmente divertendoci, di quelli che, secondo me, sono i cliché più diffusi (non solo in letteratura) per i cattivi.
Come dicevo, non hanno un ordine: sono solo caratteristiche che personalmente ho ritrovato spesso. E che analizzeremo simpaticamente. ;)
Sperando, magari, che questo post possa aiutarci ad evitare di scadere in cose poco originali o poco sensate!

LOQUACITA'
La prima passione che ho da sempre visto nei cattivi è quella di sprecare minuti, ore e giorni preziosi a parlare. Di qualsiasi cosa. Ti raccontano la loro vita, cosa vogliono fare, cosa faranno, ti danno un excursus di spiegazioni e sensazioni interiori... lì, giusto prima di darti il colpo di grazia. Insomma, ti stanno dicendo che ti odiano, che sei l'unico/a che li ha rallentati, che sono mesi e anni che ti danno la caccia, che non vedono l'ora che tu sia morto/a... ma non lo fanno. Sono gentili, ci tengono a dirtelo! Che carini, no? Come si può dire che siano cattivi? :D
Posso capire che in determinati casi possa servire ai fini della storia oppure che lo scrittore non sappia trattenersi del dare motivazioni logiche al suo amato cattivo... ma allora vanno usate altre strategie. Indizi sparsi, deduzioni del protagonista, un "dopo evento" dove (magari tramite un diario) si possa scoprire tutto o, al massimo, creare una situazione ad hoc dove il discorso dell'antagonista sia sensato. Però cerchiamo di evitare l'interruzione dell'azione, proprio al culmine della stessa! Se farlo parlare vi serve solo per far guadagnare tempo e così salvare il vostro personaggio... O lo lasciate morire o, vi prego, pensateci prima!

IL CALICE DI VINO O LA SIGARETTA
Ed ecco lì, nella mia mente, si ergono i cattivi (talvolta non solo loro) che sono all'apice del tripudio. Ghignano e devono dare l'ordine che aspettavano da tempo, possono prendere la decisione tanto agognata, finalmente hanno la possibilità di fare la loro mossa... E niente, decidono di creare suspance con del vino o una sigaretta. Ovviamente tutti voi quando non state più nella pelle di fare una cosa che attendete già da molto perdete altri cinque minuti con un vizietto, no? :D
Anche qui, a volte è parte del personaggio. Sicché, magari, è un accanito fumatore e, quindi, l'avrebbe fatto comunque. Oppure va bene, si versa il vino per festeggiare. Ma fino a prova contraria, non credo sia la prima idea che uno avrebbe. Anzi, diventa innaturale, in particolar modo per il nostro soggetto che sembra farlo solo perché "è figo".
Se volete dargli dei segni caratteristici, vanno benissimo: magari, però, scegliete i giusti momenti per mostrarli.

ACCAREZZARE IL GATTO (o altro animale)
Non c'è dubbio, i cattivi hanno carenza d'affetto. Questi omaccioni, questi assetati di vendetta, questi esseri spietati che, per qualche motivo, hanno un batuffolino peloso dagli occhioni dolci accanto a sé. Ok, pure io mi metto ad organizzare piani diabolici e ho sia un cane sia un gatto... Ma non mi metto ad organizzarli accarezzandoli. :D
Ovviamente non nego la loro sensibilità, l'affinità che possono avere con il proprio animale domestico, eccetera. Però anche questo ha modo e modo per essere mostrato. Il malvagio di turno che coccola affettuosamente la testolina del suo gatto, mentre ride maligno, non torna bene. O forse invece è talmente pazzo che allora ci sta?

L'ANTITESI PER ECCELLENZA
Ovviamente chi mai potrebbe essere il cattivo più cattivo, l'essere più temibile, l'orrido mostro da sconfiggere, se non un tuo vecchio e acerrimo nemico? Con il quale hai metà cose in comune e per l'altra metà sei l'esatto opposto, per giunta!
Anche qui, come sempre, può essere comprensibile: un'allegoria oppure è proprio la chiave della trama (poi si viene a scoprire che sono gemelli, che in origine erano migliori amici ma...) che sta allo scrittore giocarsi bene e rendere avvincente, senza permettere che il lettore si ritrovi a dire "sì, va be', il classico". Però anche la migliore delle storie, scritta con abilità, che faccia troppo peso su questo contratto netto, su questa antitesi totale, provoca, a parer mio, un forte disinteresse. Perché nella testa di chi legge risuona come un "già sentito". Quindi, quando iniziate a scrivere e pensate ai vostri personaggi, non lasciate che siano troppo influenzati l'uno dall'altro. Nemmeno che siano già vecchi nemici: non è necessario. Quante probabilità potrebbero mai esserci, poi, che voi siate l'eroe e proprio lui sia il Re dei cattivi? Un antagonista secondario è logico, ma un ruolo principale anche per lui diventa pesante.

L'INVINCIBILE
Cosa dire poi di quando il cattivo è l'unico essere invincibile dell'intero universo? In parte si può ricollegare al cliché dell'antitesi: essendo voi, proprio voi, il suo avversario giurato da sempre, siete voi e solo voi i destinati che lo potranno sconfiggere.
Capisco che se il cattivo non suona invicibile o potenzialmente immortale non vi sembra che sia abbastanza cattivo... Ma anche nel fantasy di razze invincibili e mortali ce ne sono veramente poche e, mediamente, il conquistatore del mondo non fa parte di tali razze. E per piacere, non utilizzate la magia come se fosse la scusa universale per tutto! Ha anch'essa le sue regole e i suoi limiti: rispettateli, pure nel fantasy più estremo, a favore della verosimiglianza che riesce a coinvolgere il lettore e farlo entrare totalmente nel vostro mondo.

RICORSIVITA'
Quando tutto sembra finito... Tutto ricomincia! Ci sta. Questa volta parto ammettendo che spesso è molto sensato, che è una cosa realistica. Ma spesso è chiaramente una scusa per allungare il tutto di un altro po'.
Insomma, con ricorsività intendo quando il cattivo, che pareva morto o del tutto sconfitto, ritorna. O quando lui è effettivamente morto e quindi, al posto suo, compare il figlio, il fratello, il cugino... Cosa sono, famiglie mafiose?
Ripeto, ha attinenza con la vita. Però non è vero che accade tutte le volte! La situazione meglio specificabile è quando i cattivi sono più di uno. Allora sì, morto uno rimane l'altro. Ma non deve essere una cosa improvvisata solo perché non si vuole ancora mettere la parola fine: l'autore per primo deve sapere quando è ora di depositare la penna sul tavolo.

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Detto questo, spero di non avervi annoiato e di aver potuto dare qualche consiglio. Non mi sembra il caso di dirlo, ma lo faccio lo stesso: utilizzare un cliché non vuol dire che il vostro personaggio sia scadente (anche perché io per prima non ho il permesso di dirlo) o poco originale. Inoltre è estremamente difficile inventarsi qualcosa di nuovo o qualcuno che non tocchi nessuna possibilità già vista: solo, stiate attenti e, magari sfruttando proprio quel cliché, rendetelo un cattivo degno di questo nome, degno di essere ricordato senza ritrovarsi a pensare "ma questo io l'ho già visto, assomiglia a quell'altro". :)

lunedì 12 agosto 2013

Wall-e



Wall-e è un vecchio e ultimo robottino comprimi rifiuti rimasto sul pianeta Terra. Un pianeta che non ci è  familiare: inquinamento, desolazione, edifici di rifiuti, assenza di verde, atmosfera giallastra e perennemente nuvolosa. Il genere umano ha abbandonato la Terra alla volta dello spazio, per sfuggire al disastro ambientale. Nonostante tutto, il curioso Wall-e, collezionista di oggetti umani, continua a svolgere il suo lavoro, fino a quanto non giunge dallo spazio una misteriosa astronava, che rilascia, prima di andarsene, una robot ultimo modello, Eve. Assieme, cominceranno la loro avventura di amicizia e speranza.


L'ho rivisto poche volte, solo due o tre, ma vi assicuro che invece ne vale la pena. E se non l'avete mai visto, fatelo!

Come ho scritto nella breve trama, ho dichiarato che la Terra è divenuta un pianeta che non ci è familiare: ma si potrebbe amaramente rispondere che è solo appena più in là nel futuro. Sappiamo tutti dove l'inquinamento e il non rispetto verso la natura ci stanno portando e qui si vede la denuncia più pesante di tutte. Il messaggio di Wall-e è chiaro: facciamo qualcosa ora, adesso, prima che sia troppo tardi.
 La peculiarità di questo film d'animazione, probabilmente, è proprio l'assenza quasi totale di personaggi umani: i protagonisti sono due robot, le cui capacità non permettono loro di fare discorsi o riflessioni. Poco più di un film muto, i cui punti di forza puntati sull'aspetto scenografico sono ben usati. Ma lo svolgimento della storia parla da sé, senza difficoltà nemmeno per i più piccoli di capire gli accadimenti: l'uomo e l'evoluzione, il nostro inquinare e costruire continuo (senza lasciare spazio alla natura e alla rinascita naturale!), dove si cerca e si vuole la comodità, dove la tecnologia ci potrebbe sostituire e comandare, dove l'uomo non impara mai dai propri errori e diventa un fantoccio vuoto.
 Forse per i bambini è più difficile apprendere ciò che questo film ci dice, per questo motivo consiglierei soprattutto agli adulti di vederlo. Sono "i grandi" che devono imparare per primi, per poi insegnare "ai piccoli" tramite il proprio buon esempio.
Cerchiamo, per una volta, di cambiare. Di dare il nostro meglio per la nostra Terra e non solo per noi stessi. Di fare il bene per il futuro nostro, per quello dei nostri figli e del nostro pianeta.
 Infine, trovo sia tra l'altro una storia votata alla vita, perché comunque, fino alla fine, c'è speranza: accettiamone il messaggio e trasmettiamola.
 

domenica 4 agosto 2013

Corsa notturna


Note nel vento disperse nei rumori
di ruote e altri veicoli,
nel soffocato frinire dei grilli,
nell'estivo vociare delle feste;

Capelli indomati nella folle corsa
dell'animo verso la liberazione
da pensieri e giornalieri pesi,
parentesi lieta dopo il dì;

Vita pulsante di nascosti sorrisi,
custodi di sogni,
compagni della mente
che vaga verso il cielo.

giovedì 1 agosto 2013

100 parole

Esperimento del mese: un racconto in 100 parole. Vediamo se riesco!



Un giorno come tanti, il passato sempre alle spalle: se è passato è inutile portarselo dietro.
Lei guardava fuori dalla finestra, cercava la giusta ispirazione, una spinta al futuro, un’idea per scrivere. Ma ecco quel brillio, il sole che l’acceca salendo dalla strada, la macchina che manca la curva. Il botto le svuota la mente, pietrificata rimane a fissare il cofano piegato contro l’albero accanto a casa, senza fiato.
Il guidatore esce scosso, sta bene, guarda verso di lei in cerca di aiuto.
Per suo fratello non andò così; e i ricordi la mutarono per sempre.