giovedì 1 gennaio 2015

Inizia il 2015...

A tutti voi, BUON ANNO!
E augurandomi che vi sia piaciuto il precedente racconto, inizio il 2015 allo stesso modo. Tutte le parole del mese che ci hanno accompagnato nel 2014, che troverete sul blog di Romina Tamerici, e un proseguo (conclusivo) per la storia di ieri... o dell'anno scorso. ;) 

 In verità procrastinai prima di uscire nuovamente nella notte. Dovevo ammettere che l'idea dell'unicorno aveva iniziato a procurarmi un certo timore. Non mi ero assolutamente lasciata affabulare dalle parole dei miei chiusi compagni, ma il taglio inflittomi del corno era diventato una grigia cicatrice. Cosa insolita per me e che mi aveva fatto ribattezzare come la Strega Bigia. In verità quel nome non mi dispiaceva, secondo me ben si poneva per una novella che avrebbe potuto passare alla storia.
Fu con quell'incoraggiante pensiero che m'incamminai pedissequa lungo il sentiero che ricordavo di aver già percorso, fino a giungere nel punto esatto dove l'incontro era avvenuto. Volevo invocare la creatura, ma la favella mi venne meno. Respirai a fondo e trasecolai quando scorsi un lontano e improvviso baluginare. Subito mi venne da pensare che fosse il mio compagno della scuola di magia, ma ben presto mi resi conto che così non era.
La situazione si rivelava aleatoria, con quel lucino azzurrognolo evanescente e vacuo che danzava a mezz'aria. Lo presi però per un segnale e mi incamminai, inoltrandomi tra i cespugli. Ero oramai alla distanza di un braccio da esso, pronta ad allungare una mano per sfiorarlo, quando il terreno cedette sotto i miei piedi e sprofondai fino alle ginocchia.
Il mio grido fu stentoreo mentre realizzavo di essermi impaludata nelle sabbie mobili. Quella che avevo pensato una guida non era altro che un malaugurante fuoco fatuo. Ma al mio urlo rispose proprio il pletorico e maestoso unicorno che andavo cercando, nitrendo e arrivando al galoppo. La creatura si arrestò sul bordo e mi osservò. Una scintilla nel suo sguardo dichiarò che mi aveva riconosciuto.
Abbassò il capo e le zampe anteriori, quasi in un inchino, porgendomi l'arzigogolato corno che fino a quel momento temevo. Eppure, in pochi istanti, la sua presenza mi rassenerò
e allungai fiduciosa e lieta la mano, aggrappandomi a lui. L'animale, con un delicato ma deciso movimento, riuscì a liberarmi da quella prigionia.

Mi aggrappai a lui, con forza, respirando a fondo. Forse sarei riuscita a uscirne con la magia, ma era innegabile che l'unicorso mi avesse salvata. Di sua iniziativa.
Rimasi lì, stretta a lui, con un sorriso. E mentre gli accarezzavo il collo e la criniera, entrando in sintonia con il suo battito e il suo respiro, seppi che finalmente stavo rendendo felice il mio cuore seguendo con semplicità ciò che sentivo.

4 commenti:

  1. Un degno finale (a meno che non continui poi con le parole del 2015)!

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  2. Io non ci credo che hai iniziato un racconto con "in verità"! ;)
    Buon 2015!

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    1. In verità (ahahah) stavo per usare un altro termine. Poi mi sei venuto in mente e l'ho lasciato! :D

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