lunedì 14 ottobre 2013

Sottintesi: armi a doppio taglio?

In questo post, il quale è più una riflessione che altro, ho intenzione di parlarvi di uno dei miei peggiori difetti: i sottintesi. Ne abuso decisamente!
Ma procediamo con ordine: magari questo post potrà aiutare anche voi.

DEFINIZIONE
Sottinteso: un concetto, un verbo, ecc., che rimane implicito, cioè non viene espresso da chi parla o scrive, ma viene dedotto e compreso dall'ascoltatore/lettore.

PREGI
Nella vita comune, permette di comunicare con una persona senza che altri ascoltatori indesiderati capiscano il vostro discorso. Non è l'unica strategia, per esempio una delle più divertenti è la creazione di un linguaggio segreto o delle parole codice... Ma non sempre si dispone del tempo o della memoria per creare questo sistema alternativo. In più, sottintentere un soggetto già ripetuto più volte, oralmente o scrivendo, è anche un modo per evitare quella che diventerebbe un'inutile e pesante ripetizione.*
Inoltre, in scrittura, il sottinteso può essere un ottimo punto di partenza per "giocare" con i personaggi: solitamente, nelle commedie, è sempre qualche sottinteso non recepito a scatenare le incomprensioni buffe e divertenti.

*N.B: Ciò vale per lingue definite trasparenti come il nostro italiano, ma in altre lingue come l'inglese o il francese è obbligatorio (regola grammaticale) sempre esplicitare il soggetto, esclusa qualche rara eccezione.

DIFETTI
Si potrebbe finire con il dimenticare il soggetto oppure arrivare a dare per scontato tutto il contesto. Mi spiego meglio.
Se si usasse il soggetto sottinteso per più frasi consecutive, ma il soggetto non fosse l'unico presente sulla scena di cui si sta narrando, si verrebbe a creare un paradosso, non potendo più, chi ascolta, essere sicuro di chi si sta parlando. Probabilmente, a rigor di logica, se il soggetto è sempre sottinteso, ma fino a quel momento si fosse parlato solo di uno, l'ascoltatore continuerebbe giustamente a pensare che ci riferiamo a quel personaggio. Però potrebbe anche cominciare a chiedersi se, invece, non si fosse perso qualche dettaglio per strada, soprattutto se (come capita spesso a me nel linguaggio parlato) si tende a saltare da un punto all'altro del discorso e conseguentemente cambiare spesso il soggetto: dirlo una volta sola e darlo poi per scontato per il resto del paragrafo tende a rivelarsi unicamente problematico.
Caso ancora più chiaro se si pensasse a un unico verbo, ma sempre sottinteso, per una frase ciceroniana.
Stessa osservazione, ma in qualche modo la considero un po' più grave, vale per quando si sottintende il contesto (l'ambiente, l'argomento dal quale è scaturito il nostro discorso, ecc). E' un'altra delle cose che mi capita spesso (nel linguaggio parlato specialmente): passando da un discorso all'altro, tendo a sottintendere i pensieri che promuovono le mie parole. E perché? Semplicemente perché io so già di cosa sto parlando e a cosa sto pensando. Ma l'altro, poveretto, si ritrova nel bel mezzo di un discorso di cui non ha le basi.
Per finire, e non è certamente un difetto da trascurare dei sottintesi, nella vita comune (e nel "gioco" dello scrittore) i sottintesi mal recepiti diventano cause di litigi, molto meno simpatici che nelle commedie.

CONCLUSIONE 
I sottintesi sono, a mio parere, molto utili e si possono usare per "giocare" sia nello scritto sia nel parlato (un sottinteso usato con maestria può tenere una persona sulle spine e anche imbrogliarla appositamente), al di là della morale.
Talvolta li trovo anche eleganti, fatti appositamente per alleggerire le frasi e per giocare con le frasi (possono essere utili per le quelle lapidarie, per esempio).
Ma un continuo incappare in essi porta ad essere vaghi e confusi, a lasciare l'ascoltatore/lettore non sicuro di ciò che sta capendo, portando fino ai litigi con l'altro.
Ovviamente c'è da contare anche il livello di condivisione che si ha con l'altra persona: un bambino capirà meno sottintesi di un adulto (l'esempio più lampante sono le battute con i doppi sensi), come un adulto il quale, magari, si aggiunge in un secondo momento in un discorso già avviato non capirà un sottinteso riferito all'inizio dello stesso. A volte, tra l'altro, la capacità di capire i sottintesi può essere dato anche dall'attenzione effettiva dell'ascoltatore a ciò che viene detto e ad altre caratteristiche personali.
Per concludere, credo che il modo migliore per non incappare in esagerazioni di parti implicite (quantomeno nello scritto, il parlato si sa che non si può correggere in un secondo momento) sia chiedersi "ma se io non sapessi questa cosa, capirei?".
Una domanda che può tornare molto utile specialmente a chi scrive, per definire contesti e dare spiegazioni a fatti e parole che all'autore potrebbero sembrare scontati (e quindi divenire sottintesi[o più generalmente, rimanere impliciti]).

Noto che visivamente i difetti risultano più lunghi dei pregi... Ma in realtà sono solo prolissa io. ;) Direi che pregi e difetti si equivalgano.
Voi cosa ne pensate? Abusate o non usate i sottintesi?
Avete qualche strategia per evitarne la sovrabbondanza quando parlate? O altre tecniche per non suonare ridondanti, senza sottintendere parole e concetti?

6 commenti:

  1. A me piacciono molto i sottintesi. Nella scrittura è importante usarli in modo da non creare incomprensioni (ammesso che non siano voluti). Nella lingua parlata ne faccio ampio uso perché, un po' per stile un po' per mia involontaria essenza, tendo a essere criptica. Ahahah!

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  2. Sono felice di trovare un'altra persona a cui piacciono! Io purtroppo sono pure stata "rimproverata" dagli amici che non riuscivano più a seguire il mio discorso... ahi ahi! :D

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  3. Ecco, sono felice che tu te ne sia resa conto! ;) Il tuo problema sono principalmente i soggetti sottointesi...

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  4. Un significato celato può essere utile al fine dello svolgimento di una trama che deve lasciare una certa suspense. Un significato che si può percepire come capovolto (ma poi si vedrà che non è così) è utile ad esempio in un giallo. In generale l'uso di sottintesi o capovolgimenti aiutano a creare un certo tipo di narrazione e l'autore se ne può avvantaggiare per la sua trama, per nascondere, almeno in un primo momento. Direi che è qualcosa di simile al gioco che fanno i prestigiatori: si chiama "diversione dell'attenzione". :)

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    1. Verissimo! Ci voglio idee molto chiare e un grande controllo di quello che si lascia vedere. Ma poi, almeno secondo me, diventano le trame migliori... o comunque appassionanti.

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