Vivendo alla giornata, dimenticandosi di sé stessi e del mondo
attorno, dedicandosi solo a mondi irreali, come quello dei videogiochi o della
musica. Abbandonando ogni persona che di te conosca qualcosa, perché ognuna di
esse ti riporta al passato, un passato che non puoi dimenticare, ma che
vorresti potere cancellare per sempre. Con ricordi che sembrano voler rimanere
con te con tutte le loro forze, come terrificanti fantasmi. Questa è la vita,
se si può definire tale, di Charlie Fineman una delle innumerevoli vittime
dell’attentato dell’11 settembre alle Torri Gemelle.
Vittima però non fisica, ma psicologica. In quel tragico
incidente perse la moglie e le tre figlie, a bordo di uno degli aerei e,
con loro, anche la sua volontà interiore di reagire e affrontare la realtà.
Così, egli passa le giornate ristrutturando instancabilmente la cucina oppure vagando
solitario per le strade di New York, comportandosi come un bambino abbandonato
a sé stesso, fino a reincontrare un suo ex compagno d’università, Alan Johnson. Da
quel momento comincerà una difficile, ma necessaria, lotta per tornare a vivere
come una persona qualsiasi. La sua storia è vista da un punto esterno, quello
di Alan al quale, all'inizio, gli sembra che Charlie sia solo uno strano tipo,
misterioso ed impenetrabile.
Tra i due protagonisti si crea una salda amicizia e Alan si sente in
dovere di aiutare Charlie, qualsiasi sia il suo problema. É una storia
delicata, come delicata è la situazione che i due passano. Sono
due diversi mondi che s’incontrano: quello di una persona che non ha più nulla
da perdere e quello di una che ha tutto quello che le serve. E ognuno di questi
mondi porta con sé, rispettivamente, la chiusura totale e l’impossibilità di
capire completamente ciò che l’amico deve sopportare, dato che le informazioni
che trapelano non sono mai totalmente complete. Tutto ciò che si vede è solo
una persona estraniata: chi mai potrebbe e saprebbe farla stare meglio senza
ferirla ulteriormente? Senza rompere il legame che si è creato? Alan comprende
che Charlie ha bisogno di crearsi una nuova vita. Ma come fare?
Probabilmente nessuno vorrebbe trovarsi nei loro panni, è
tutt’altro che semplice. Nonostante tutto, però, questa è un’esperienza molto
importante non solo per Charlie, ma anche per lo stesso Alan. Scoprire il
valore di una vera amicizia e trovare qualcuno su cui contare è certamente
qualcosa di fondamentale anche per una persona senza particolari problemi.
Anche perché dei problemi, per quanto piccoli, ci sono sempre.
Mike Binder , il regista, ha cercato di sottolineare la
rabbia, la compassione, lo stupore, il senso amoroso, la forte nostalgia per le
certezze borghesi e la durezza dei sentimenti che si scatenano in seguito a un
evento talmente tragico da sconvolgere un’intera vita. Forse è un ammonimento
per non lasciarci dormire sugli allori della nostra vita, così normale da
sembrare immutabile. Come reagiremmo noi se ci trovassimo nei panni di Charlie?
Continueremmo a vivere nonostante i rimorsi e i grandi pesi? Affronteremmo il
nostro futuro apparentemente vuoto come ha fatto lui o tenteremmo di farla
finita? E’ quasi impossibile riuscire a capire che cosa Charlie stia realmente
provando. E come faremmo in quelli di Alan?
Il titolo del film prende nome dalla canzone “Love, Reign over
me” dei The Who. Il messaggio che ci deve giungere è proprio questo: che
l’amore regni tutto attorno a noi, sopra di noi. Che questo sentimento si
trasmetta da una persona all’altra, facendoci sentire bene con il mondo intero.
Un sentimento da non tenere mai per sé stessi, ma da dimostrare sempre alle
persone care, in qualsiasi momento.
Nessun commento:
Posta un commento