È il mio primo racconto a vincere un concorso! E mi è d'obbligo un ringraziamento a Romina Tamerici per i suoi consigli. :)
A differenza di quello che avevo annunciato da un'altra parte, non ci sarà il video della presentazione, poiché la mia macchina fotografica non aveva abbastanza spazio di memoria. Se però mi sarà possibile, inserirò l'audio che dovrei riuscire a procurarmi.
Spero vi piaccia!
Simone sentiva che era valsa la pena di
aspettare diciassette anni: ora, finalmente, aveva un ragazzo. Sì, proprio un
ragazzo, un altro maschio come lui. Quando, un paio di anni prima, aveva
realizzato che il suo disinteresse per le femmine era invece un desiderio per i
maschi, si spaventò. Ma Miriam, la sua migliore amica, non fece una piega e gli
rimase accanto. Fu solo grazie a lei che si decise a fare outing con la loro
compagnia di amici e che Enrico, uno dei loro amici e anche suo compagno di
classe, si era quindi fatto avanti con lui.
Simone sorrise, alzandosi i corti capelli biondo paglia usando un po’ di
gel. Non vedeva l’ora di uscire di casa e precipitarsi dall’amica a raccontarle
tutto. Era così eccitato all’idea di ciò che doveva raccontarle che fu più
forte di lui prepararsi con cura: i suoi migliori jeans neri, la camicia rossa,
il gilet sempre in jeans nero e le scarpe da festa.
Sentiva che i suoi occhi grigi ghiaccio luccicavano. Prese il casco blu
e le chiavi dello scooter dalla mensola della sua camera, sfrecciando poi al
piano inferiore.
«Mamma, vado da Miriam!», gridò.
Poi uscì rapido dal garage. Così, però, non vide il regalo che Enrico,
passando per quella strada al ritorno da scuola, gli aveva lasciato sulla porta
di casa.
Silvia, sua madre, stava spazzando il pavimento e a malapena riuscì a
salutarlo. Sentì però il profumo con cui il figlio si era spruzzato.
Che succede? Simone che si fa bello per
andare da Miriam?, pensò.
«Si è finalmente accorto che è una ragazza e pure bella?», si chiese ad
alta voce, con speranza.
Volse lo sguardo verso la finestra del salotto, da cui lo vide
immettersi sgommante in strada. Decise che più tardi avrebbe indagato. Scosse
lievemente la testa e aprì la porta d’entrata per buttarne fuori la polvere, ma
un pacco colorato sul tappetino d’ingresso la bloccò. Appoggiò la scopa al muro,
passò le mani sudate sui pantaloni blu notte, si piegò e lo raccolse. Vi era
anche un bigliettino bianco, ripiegato con cura, sulla cui facciata era
elegantemente scritto a mano “Per Simone”.
La curiosità della donna ebbe il sopravvento e, dopo essersi sistemata
la maglia bianca, alzatasi quando si era chinata in avanti, lo aprì.
Caro
Simone,
sono
veramente felice per oggi. Sinceramente non ci speravo, che saremmo stati un “noi”. Per festeggiare, eccoti
un piccolo pensiero. Spero ti piacerà. Non vedo l’ora di vederti.
La delusione di Silvia fu grande nel constatare che non c’era una firma
e per poco non abbandonò sconsolata il pacco sul tavolo della cucina. Poi mise
a fuoco ciò che era veramente importante: era un regalo da parte di un’amante!
Suo figlio aveva una ragazza. Che sicuramente non era Miriam, la donna
ricordava bene la sua scrittura.
Fissò il biglietto mezza impietrita. Lo rilesse in fretta: diceva “che
saremmo stati un noi”. Suo figlio aveva la ragazza e ci aveva fatto sesso! A
scuola! Silvia per poco non svenne.
Appena si riprese, si diresse a passo di marcia fino allo studio di
Giulio, suo marito, fermandosi sulla porta. Lo squadrò da capo a piedi con i
suoi occhi verdi, sistemandosi il ciuffo nero. Simone aveva preso tutto da lui,
d’aspetto. Anche lo stile del vestire era simile, sebbene l’uomo preferisse i
maglioncini alle camicie. Sul carattere si poteva discutere.
Giulio alzò gli occhi dalla rivista di giardinaggio, appoggiando
comodamente la schiena alla sua poltrona rossa. Conosceva bene lo sguardo che
sua moglie aveva in quel momento.
«Cosa c’è, cara?».
«Nostro figlio ha la ragazza!».
L’uomo annuì e ritornò alla sua rivista.
«Va bene, cara».
Lo fissò per un po’. Tossicchiò, irrequieta.
«Amore, Simone ha la ragazza. Hai presente? Si è deciso a mettersi con
qualcuna».
Giulio, realizzando la notizia, alzò la testa di scatto e strabuzzò gli
occhi. La rivista gli cadde di mano e afferrò i braccioli della propria
poltrona.
«Simone? Si è messo a posto? Con chi?».
La donna scosse il capo e gli porse il biglietto che aveva portato con
sé, avvicinandosi. Lui lo prese in fretta e lo lesse, con avidità. Si
scambiarono uno sguardo e l’uomo sorrise complice. Poi si accorse del disagio
della moglie.
«Cosa c’è che non va, Silvia?».
«Hanno fatto sesso, a scuola! Leggi bene il biglietto».
Giulio lo rilesse e sbiancò. Poi iniziò a ridere.
«Mio figlio è un rubacuori!».
Lei scosse la testa, disperata, tenendosi il capo tra le mani.
«Sarò nonna a breve! Si dovrà sposare!», esclamò melodrammatica.
Il marito la fissò dapprima con sorpresa, poi con sufficienza.
«Amore, non penso che sia uno sprovveduto, sarà stato attento».
I
due si guardarono per un po’, annuendo. Sì, il ragazzo si sarebbe ritrovato nel
bel mezzo di un interrogatorio.
Simone tornò a casa che era ormai ora di cena. Si sentiva così bene: era
rilassato e felice. Non ne poteva certo fare parola con i suoi genitori, però.
Non era sicuro avrebbero capito, non suo padre. Respirò a fondo e s’incamminò
lungo il corridoio, lasciando chiavi e casco sul tavolino all’entrata del
salotto.
«Sono tornato!».
«Ciao Simone», cantilenò Silvia.
Il ragazzo si tese.
Perché sua madre usava quel tono? Cos’era successo? Alzò gli occhi per
guardarla. La donna gli sorrideva ampiamente, gongolando. Lui si schiarì la
gola, notando suo padre che arrivava dalla cucina annessa. L’uomo aveva il
sorriso trionfante di qualcuno che la sa lunga.
«Cosa sta succedendo?»,
chiese con un brutto presentimento.
«Chi è lei?», proseguì
la donna.
Simone la fissò
interdetto. La donna continuò.
«La ragazza da cui sei
andato oggi!».
«Mamma, sono andato da
Miriam…».
«Quindi ti sei fatto
bello per lei?», intervenne Giulio.
Simone si sentì
arrossire. Scosse la testa.
«No, cioè sì, ero
allegro, mi è venuta voglia!».
«Sì o no?», riprese la
madre.
«Circa!», strillò lui.
Silvia ridacchiò e si
avvicinò al figlio, ancheggiando.
«Quindi è di Miriam
questa scrittura?».
Gli porse il
bigliettino. Simone sbiancò. Aveva finalmente capito di cosa parlavano, era
indubbiamente la grafia di Enrico. Dove avevano trovato quel foglio? Non
l’aveva mai visto prima. La donna sembrò leggergli nella mente.
«L’ho trovato con un
regalo sul tappetino d’ingresso, subito dopo che te ne sei andato».
Il diciassettenne
respirò a fondo.
«No, vi sbagliate».
«Non siamo ciechi,
ragazzo», intervenne Giulio.
Simone si limitò a
scuotere il capo, respirando a fondo. La madre iniziò a girargli attorno, come
avrebbe fatto un avvoltoio.
«Dai, come si chiama? È
bionda, mora? Alta o bassa?».
«Niente di tutto ciò!»,
cercò d’interromperla il figlio, ma la donna continuava in congetture,
supportata dal marito nell’arricchire di dettagli quest’ipotetica giovane.
«Non ho una ragazza»,
quasi urlò Simone.
La donna, dopo un
istante di stasi, si volse disperata verso il marito.
«Visto? Oddio, oddio!».
Simone la fissò
interdetto. Rivolse poi lo sguardo al padre, che sospirò.
«Quindi è stato un
episodio di sesso occasionale?», cominciò ad interrogarlo lui.
Il ragazzo divenne di
mille colori, strabuzzando gli occhi. Alzò le braccia al cielo, in segno di
resa.
«No! Che vi è preso?
Niente di tutto questo!».
Nel frattempo la madre
elencava con foga la lista di tutte le cose che avrebbe dovuto organizzare per
il matrimonio e il futuro bambino, girando irrequieta in tutta la stanza. Il
figlio rabbrividì.
«Mamma, calmati! Non ho
fatto sesso con nessuno, ho soltanto detto che non è una ragazza!».
«Sicuro, questo te l’ha
dato un ragazzo!», scherzò isterica sua madre, fermandosi a guardarlo. Ma il
silenzio che seguì servì da assenso a quella frase detta con leggerezza. E si scatenò
il putiferio.
«No, non può essere! Ti
vieto di stare con un uomo! Tu sei un uomo, devi stare con una donna!», sbraitò
il padre. Era divenuto paonazzo e gesticolava come se picchiasse l’aria.
Simone lo fissò
duramente, ferito.
«E tu sei un imbecille!».
«Come osi parlarmi
così, insolente?!».
«L’insolente sei tu!
Guardati! Ti fanno schifo gli omosessuali? Bene, a me fanno schifo gli uomini
come te e sono contento di essere un figlio che disprezzi!».
Entrambi tremavano di
rabbia. Giulio era senza parole e si avvicinò a Simone, alzando una mano per
caricare uno schiaffo.
«Fermatevi!».
Silvia si avvicinò a
loro, con il fiato corto. Li fissò a turno, sventolando il bigliettino per
farsi aria.
«Siete forse impazziti?
Vi sembrano cose da dire?».
Si voltarono entrambi
verso di lei aprendo bocca, ma la donna alzò le mani per fermarli.
«Giulio caro, io so che
non sei una cattiva persona. Sono scioccata quanto te da questa notizia, ma la
tua reazione è esagerata». Silvia abbassò le mani e si rivolse poi al figlio.
«Simone, tu sei stato veramente maleducato con tuo padre. Lo sai che si scalda
con poco. Io voglio fare un discorso civile con te, per cui sei sicuro che
stare con un ragazzo sia la tua natura e non un’idea errata?».
Giulio incrociò le
braccia, studiando il figlio come se lo vedesse per la prima volta e non gli
piacesse. Il giovane lo ignorò, puntando gli occhi in quelli della madre.
«Perché dovrebbe essere
sbagliato? Mi avete sempre insegnato che devo amare chi mi tratta bene. Enrico
lo fa e io sono sicuro di quello che provo per lui. Questo è quanto».
Il padre uscì a grandi
passi dal salotto, raccogliendo un cuscino dal divano e lanciandolo dalla parte
opposta della stanza.
«Sei pazzo Simone,
pazzo! Ti farò curare!», urlò senza guardarlo, con disprezzo.
Il ragazzo si passò una
mano sul viso e ritornò a fissare la madre, dopo aver visto ciò che faceva il
genitore. Lei lo osservò, mentre tremava, e poi lo abbracciò.
«Tesoro, con tuo padre
ci parlerò io, ok?».
Il diciassette ricambiò
la stretta, con un singhiozzo. Silvia si separò da lui e gli sorrise forzata,
prendendogli il viso tra le mani.
«A me basta che tu sia
felice. Questo ragazzo, Enrico, è in grado di farti sentire bene?».
Simone annuì, con gli
occhi lucidi. La madre gli lasciò andare il viso e sorrise questa volta con
autenticità.
«Allora adesso lo
voglio conoscere. Con papà andrà bene, non temere».
«Mi renderà tutto un
inferno».
«Non dire così!
Lasciagli solo del tempo. So io come prenderlo».
Si guardarono di nuovo
negli occhi e si abbracciarono sorridenti, sentendosi più vicini che mai. Poi
Silvia sussurrò dolce:
«Andiamo ad aprire quel
regalo!».
P.S. E se vi chiedete cosa sia il regalo... Eheheh. :D Chiedete e vi sarà detto. XD
Sono venuta a curiosare, dato che ricordavo il titolo! Complimenti per la vittoria.
RispondiEliminaI ringraziamenti non erano necessari, sai che ti do una mano con piacere.
I ringraziamenti sono d'obbligo! E' giusto che gli aiuti vengano riconosciuti.
EliminaMi sembra che abbia interpretato bene il tema del concorso. In molte famiglie purtroppo non va a finire così bene - c'è persino chi si dà fuoco in chiesa per testimoniare contro questo tipo di amore. E complimenti per la vittoria!
RispondiEliminaNo, purtroppo lo so che non finisce bene (spesso). Ma volevo qualcosa di positivo, di fiducioso. Sono ottimista. :)
EliminaE grazie per il commento e i complimenti! :)
E il regalo, cos'era? :)
RispondiEliminaArnie, che piacere! :)
EliminaIl regalo era... un semplicissimo, banalissimo, libro. ;)