“Un piccolo dato di fatto: voi morirete”
Il messaggio è chiaro, messo in bella
mostra da subito. Questa pellicola non ci permette di lusingarci, di lasciarci
andare alla beatitudine che di solito accompagna il sapersi comodamente seduti
in poltrona. È inoltre un narratore particolare che ci avverte e ci accompagna
durante la visione: la Morte stessa. Tanto che particolare rimane l’atmosfera
di tutto il film, carico di disarmante leggerezza e fredda ineluttabilità.
Eppure parla della vita di una bambina
tedesca poco prima e durante la Seconda Guerra mondiale, vita nemmeno così
eccezionale, ma resa speciale da qualcosa. Cambiata drasticamente in pochi
momenti, su quel viaggio in treno con cui si apre la storia. Il viaggio in cui
muore suo fratello, il viaggio con il quale sua madre la porta in affidamento a
un’altra famiglia. E noi come lei vediamo le cose dal suo punto di vista, non
sappiamo cosa accade, non capiamo. Conosciamo, viviamo ed esploriamo momento
per momento, col procedere della trama, scandita ad intervalli più o meno
regolari da una onnipresente Morte. Quest’ultima, tra l’altro, si permette di
fare battutine e, a modo suo, di farsi vedere e conoscere da noi.
Non è comunque la classica pellicola di
guerra, o di morte, ma si può intendere molto più come un “inno alla vita”. Forse
non l’idea di vita a cui siamo abituati. Probabilmente perché sempre meno siamo
portati a riflette sul serio su cosa voglia dire vivere, o morire.
Tratto dal libro La bambina che salvava i libri di Markus Zusak, ora ristampato come
Storia di una ladra di libri, il film
ci permette di immedesimarci appieno con la semplicità di Liesel Meminger,
protagonista ben interpretata da una giovanissima Sophie Nélisse. E di sentire
risuonare dentro di noi, mano a mano che Liesel ne scopre il fascino, il potere
della parola. La magia dei libri.
Chi di noi ricorda il senso di fierezza
che si ha quando si impara per la prima volta a leggere e scrivere? La
soddisfacente fatica che ne deriva? L’incanto che la giusta parola, una lettura
ben fatta o una schiera di volumi, a nostra totale disposizione, crea?
Immaginiamo questi sentimenti su una bambina analfabeta, in una classe di
coetanei scolasticamente più avanti di lei. I suoi primi giorni in quella nuova
scuola, etichettata come “scema”. Ma nulla la ferma, soprattutto se accanto a
sé ha un papà adottivo dolce e comprensivo come Hans Hubermann e, dall’altro
lato, un “furfante” migliore amico come Rudy Steiner. Sarà così che per lei
diventerà fondamentale leggere, e rubare, libri. Tanto che si arriverà a
sentire dire “le parole sono vita”. In più, i volumi che Liesel pian piano
amerà con tutta sé stessa saranno perfetti compagni per la sua crescita, chiave
stessa di lettura di ciò che le succede.
Assieme alla meraviglia della carta e ai
vari personaggi, che difficilmente la faranno sentire sola, si presenta anche
il pensiero sulle figure materne. È un tema che si permette di fare capolino
solo poche volte, relegato più dietro le quinte e che non avrà una risposta
univoca. Ma dopotutto non esiste una conclusione quando si parla di affetto
materno e di cosa si può arrivare a fare per esso: spesso nemmeno una madre lo
sa.
Ritengo una scelta interessante quella
dell’utilizzo di una voce maschile come narratore, come anche l’incredibile
abilità, presente pure nel libro, di “creare la strada”: l’accenno a cosa sta
per capitare o a cosa capiterà, senza togliere l’emozione e la suspense. Si
crea un equilibrio sorprendente tra tensione e leggerezza, tra lo svolgersi
della quotidianità e il sentire la guerra sul collo, tra lo sviluppo di ogni
personaggio e la staticità della vita che si trascina avanti nonostante tutto.
Probabilmente il tocco fondamentale risiede proprio nella caratterizzazione
della piccola protagonista, nei suoi occhi puri, nel suo sveglio modo di
ragionare e non lasciarsi mai abbattere.
Un film fatto per lasciare il segno: che
se non riuscirà a strappare nemmeno una lacrima ai cuori più duri, sicuramente
ne ruberà un pezzetto di anima prendendone il posto. Un racconto da seguire con
attenzione, fino all’ultimo secondo, prestando ascolto ad ogni parola che verrà
pronunciata.
Io devo dire che sono un po' allergico ai libri di cui si è parlato tanto/troppo. In ogni caso mi sembra abbia delle scelte narrative piuttosto interessanti.
RispondiEliminaCapisco e comprendo il tuo punto di vista, spesso capita anche a me. Poi quando si ha a che fare con un cineforum alcuni "contatti" sono inevitabili... Ma The Book Thief mi ispirava già di suo, quindi doppio guadagno. :)
EliminaHo visto solo il film e ne custodisco un bel ricordo.
RispondiEliminaCredo quasi tutti! :) Se avrai tempo, ti consiglio anche il libro. :)
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