mercoledì 30 aprile 2014

Impaludarsi: "drabble"





Questo post partecipa all’iniziativa Una parola al mese. La parola di aprile 2014 è impaludare (al link maggiori informazioni).









Sfrutto un'altra volta efp e tento una drabble. Racconto tra le 90 e le 110 parole! In questo caso, 110 parole precise, anche se non so quanto si possa considerare racconto...


"Sei impaludato" avrebbe detto mio nonno.
Per lui i sentimenti erano sempre state cose difficili. In particolare, essere innamorato voleva dire impaludare il cuore in qualcosa che non avrebbe portato nulla di buono. Non riuscivo a crederci che lui, sposato tanti anni con la donna meravigliosa che fu mia nonna, pensasse comunque una cosa del genere. Cinque figli non potevano non essere frutto d'amore!
Eppure innanzi a quella ragazza capii cosa intendeva: c'ero dentro fino al collo, il batticuore mi soffocava. Era quello il vero amore, che non ti fa ragionare, che sai non potrà essere uguagliato, che se non funziona senti non amerai mai più così.
Sì, ero impaludato.

mercoledì 16 aprile 2014

Baluginare

Una poesia che renda una (accettabile) definizione di "baluginare"... con le prime parole di ogni frase!
Sarebbe stata la parola al mese del mese scorso... Ma meglio tardi che mai!





Questo post partecipa all’iniziativa Una parola al mese. La parola di marzo 2014 è baluginare (al link maggiori informazioni).









Luce che avvolge
la nostra vita
quale guida e che
appare nel buio
e denso freddo,
scompare da noi la paura,
improvvisa si apre una nuova via.

lunedì 7 aprile 2014

Guest post: Chimica e Poesia - Marco Lazzara

Questo post avrebbe dovuto allietarvi ancora ieri, ma ho avuto dei contrattempi tecnologici. Non perdo altre parole e vi lascio alla lettura di questo nuovo guest post di Marco Lazzara e vi rimando, oltre che invito, a leggervi anche (se già non l'aveste fatto) il suo primo guest post su questo blog, Psicologia e Letturatura, dove troverete anche una sua breve bibliografia.



Maria, che ancora una volta è così gentile da ospitarmi nel suo blog, è autrice di una raccolta poetica intitolata “Cristalli di Vita”. Ciò mi dà l’occasione per parlare ancora di due saperi che ai più sembrano essere agli antipodi: scienza e letteratura, o meglio, in questo caso:

Chimica e Poesia

di Marco Lazzara

Che cos’è un cristallo? No, non sono “quelle cose che luccicano”. Si tratta di sostanze allo stato solido, che hanno un’organizzazione strutturale estremamente ordinata e regolare. Se invece non ce l’hanno vengono chiamati solidi amorfi.
Per me i cristalli sono una rappresentazione della poesia. Prendete un sonetto: due quartine e due terzine di undici sillabe ognuna, con un preciso schema di rime. Ovvero una struttura estremamente ordinata e regolare.
Esistono però anche poesie in versi liberi, senza uno schema di rime. Potrebbero essere considerate gli amorfi della poesia. Amorfo però non è qualcosa di brutto, anzi: per esempio il saccarosio (lo zucchero da tavola) non cristallizza, è un solido amorfo.

Chimici e Poeti (I)
Sir Humprhry Davy è stato uno dei più grandi chimici del XIX secolo. Ma era anche un poeta, amico di Wordsworth, Coleridge e Byron. Tra le altre cose è stato lo scopritore del protossido di azoto (il gas esilarante, un importante anestetico). Coraggiosamente aveva provato su di sé gli effetti della sua scoperta e li aveva riportati in versi:

On Breathing the Nitrous Oxide (mia libera traduzione)
Nemmeno nei più sfrenati sogni di selvaggio desio
Ho avvertito una tale estasi prender forma
Il cuore mi brucia di un fuoco profano
E già il viso mi s’infiamma di rosso colore
E gli occhi son pieni di luccicanti bagliori
E la bocca mi si riempie di suoni frementi
E le membra mi treman di segrete movenze
Rianimate da una potenza appena sbocciata.

Chimici e Poeti (II)
Il miglior esempio del connubio tra Chimica e Poesia è però quello dato da Alberto Cavaliere. Quand’era studente all’università, venne bocciato all’esame di Chimica Generale. Gli venne così l’idea di rendere l’intero corso in versi; si ripresentò poi all’esame rispondendo alle domande con le sue rime. Il professore rimase dapprima spiazzato e poi meravigliato dalla sua abilità poetica, e questa volta lo promosse. Cavaliere pubblicò poi le sue rime nel libro “Chimica in Versi”. Eccone un estratto che parla della chimica organica.

I composti del carbonio
sono in numero gigante
e compongon gli organismi
delle bestie e delle piante.
[...]
Fra i caratteri ai composti
del carbonio peculiari,
è che in essi assai prevalgono
i legami non polari,
e perciò gli atomi assumono
posizioni assai svariate,
dando origine a molecole
da stessi atomi formate,
mentre i corpi risultanti
differiscon tuttavia
ed è questa, in fondo in fondo,
la famosa isomeria.

Chimica allo Specchio
Quando due molecole hanno gli stessi atomi, ma organizzati oppure orientati in maniera diversa, abbiamo due isomeri.






Vedete queste due molecole che si guardano allo specchio? Sembrano uguali, vero? Invece non lo sono, perché la loro disposizione spaziale è diversa, per cui alcune loro proprietà sono diverse.
 Di questo ha parlato anche Roald Hoffmann (Premio Nobel per la Chimica nel 1981) nel suo libro "La Chimica allo Specchio" (Longanesi), dove esplora le tematiche dell’identità sia da un punto di vista chimico che artistico e letterario. Eccone un passaggio secondo me molto interessante.

“Non ci sono molecole cattive, ci sono solo esseri umani malvagi. Le molecole sono molecole. I chimici e gli ingegneri ne fanno di nuove e trasformano quelle vecchie. Altri ancora nella catena dell’economia le vendono e tutti noi le vogliamo e le usiamo. Ciascuno di noi ha un ruolo nell’uso e nell’abuso delle sostanze chimiche. Ed ecco il mio punto di vista rispetto alla nostra responsabilità sociale verso gli altri esseri umani. Vedo gli scienziati come attori in una tragedia classica. Essi (noi) sono condannati dalla loro natura a creare. Non esiste la maniera di evitare di indagare su ciò che è in noi o attorno a noi. Non possiamo chiudere gli occhi davanti alla creazione o alla scoperta. Se tu non sintetizzi quella molecola, lo farà qualcun altro. Allo stesso tempo credo che gli scienziati hanno la grandissima responsabilità di riflettere sugli usi della loro creazione, persino sugli abusi che altri possono fare. E devono fare tutto ciò che è loro possibile per rendere pubblici sia i pericoli che gli abusi. Se non lo faccio io, chi lo farà? Anche a rischio di perdere il lavoro, di venir umiliati, essi devono vivere con le conseguenze delle proprie azioni. E questo ne fa attori tragici, non eroi comici né li pone su un piedestallo. Ed è questa responsabilità verso l’umanità che li rende umani.”

In Conclusione
Mi capita spesso di sentir parlare della Chimica come di una materia fredda, noiosa, brutta. Non è così; all’interno del proprio DNA culturale ha magia, colore e un’incredibile ricchezza, che molti personaggi straordinari hanno saputo arricchire ulteriormente attraverso la letteratura, la poesia e persino l’arte.




Ringrazio infine Marco per questo bellissimo intervento e lascio a voi la parola, se volete dirgli qualcosa!